lunedì 24 marzo 2008

Giuseppe Bowie

Giuseppe, prima elementare e sette anni compiuti da poco.
È da un po' che cerco di capire chi mi ricorda, la somiglianza con chissà quale bambino di chissà quale altro plesso o anno scolastico.
Mi succede sempre più spesso, osservando un alunno, di trovare in un'espressione del viso, in un sorriso, in un ciuffo impertinente, in uno sguardo furbetto e renitente ai compiti a casa, il ricordo vivissimo di un altro bambino vissuto dalle mie parti tempo addietro.
Giuseppe va a sedicimila giri al minuto, da un capo all'altro dell'aula; i capelli biondi, lunghetti e sconvolti, quasi cotonati. Una sorta di nuvola biondo-rossiccia cogli occhi di ghiaccio e spiritati, i pantaloni nei doposcì - onnipresenti nel suo look da almeno un paio di mesi - come una specie di alieno kitsch.
Ricorda terribilmente qualcuno, ma non so chi. Se credessi nella fisiognomica magari potrei trovare una qualche risposta, decantando il senso di improbabili analogie, fino ad approdare al gioco di libere e aberranti associazioni: l'onorevole Mussi con Himmler; Paolo VI con Eichmann...
Ma Giuseppe? Chi è Giuseppe?

L'altra sera guardavo-ascoltavo un dvd di David Bowie, una raccolta di tutti i suoi successi , dagli esordi agli ultimi ipernarcissici videoclip. Proprio davanti ad uno di questi, datato 1973, ho avuto un sussulto: ecco chi è Giuseppe! È David Bowie. Quello della prima metamorfosi però. Ziggy Stardust, l'alieno delle ballate spaziali (non balle), di "Life on Mars?", di "Starman".
Tornato a scuola cerco Giuseppe tra gli altri bambini. L'emozione è tanta e non so perché.
Ma Giuseppe non c'é.
La mia collega di lingua italiana, il volto uno straccio, mi dice che è in rianimazione nel locale nosocomio. Sembra sia entrato in coma la sera precedente, lamentando dapprima un forte mal di testa e poi... buio.
Le notizie tra noi colleghi si accavallano distorte e vieppiù assurde, grottesche.
Qualcuno, più realisticamente, pensa a crisi epilettiche tenute debitamente nascoste dai genitori del bambino.

Giuseppe torna a scuola, vispo più di prima, quattro settimane dopo. È sotto terapia farmacologica, sedato, anche se a me, data la vivacità, non sembra.
Il mistero del suo problema resta e, probabilmente, non verrà mai risolto. Io però amo pensare al tunnel della cocaina e ad un soggiorno "disintossicante", di quattro settimane, presso una clinica per vip.